Le ruote rosa del ciclismo: “Spirito di squadra e voglia di vincere”

Al Festival la trentina Letizia Paternoster con Elisa Balsamo e Elisa Longo Borghini. Insieme fanno 68 medaglie

10 ottobre 2021

Ad aprire il viaggio è Elisa Longo Borghini, “figlia d’arte” afferma Marabini: “Suo il bronzo olimpico nella gara su strada a Tokyo, ripetendo il bronzo olimpico di Rio de Janeiro”. “Tokyo - racconta la ciclista di Verbania - è stata una sorpresa e allo stesso tempo una conferma. All’inizio la medaglia sembrava sfumata, ma a volte il colpo d’occhio fa la differenza più che la preparazione o la condizione fisica del momento. Sono stata abbastanza sveglia da agguantare la terza posizione. Il 2021 comunque, assieme al 2020, è stata una delle mie stagioni più belle”.

Elisa Balsamo, reduce dalla delusione dell’inseguimento olimpico a squadre con Paternoster, ha sbancato vincendo l’oro al mondiale a settembre. “Quando sono tornata da Tokyo - spiega la sportiva di Cuneo - ho detto ok, ricomincio ad allenarmi per il mondiale. Arrivata al traguardo ho pensato, questa è una vittoria di squadra. Il ciclismo è lo sport più di squadra che esista. A differenza delle altre discipline, in questo sport bisogna essere molto più generose, tante persone lavorano ma rimangono nascoste”.

Paternoster parla dell’argento agli europei in Svizzera, il riscatto dopo un periodo difficile: “È stato bello tornare sul podio. Il secondo posto è stato come un successo. Per il mio morale vuole dire tanto, tornare a sentire di nuovo delle belle sensazioni. Ora è importante ricominciare da capo. So che mi aiuterà molto”.

Hanno molto in comune le tre campionesse. Non solo il fatto che a breve saranno in squadra assieme, nella Trek-Segafredo. Per Moser, che si scambia il ruolo di moderatore con Marabini, sono tre ragazze “con tanti contenuti, dentro e fuori dalla pista”. Balsamo studia Lettere moderne, ama la scrittura e nel suo blog parla di sè e di ciclismo. “Racconto quello che non si può dire negli spazi ristretti dei social”.

Paternoster ricorda gli inizi di carriera, la passione della bici scattata a tre anni. A sei la prima bicicletta: “Volevo diventare come Maurizio Fondriest, avevamo la sua foto all’ingresso alla vittoria della Milano-Sanremo. Vinsi la prima gara e ho detto: voglio fare questo per sempre”.

A lei il complimento di Ignazio. “Letizia ha una visione di squadra, una grande capacità”. Ma qual è il segreto di questa coesione, la caratteristica vincente del ciclismo femminile azzurro, chiede ancora Moser. “Non credo - risponde la ciclista di Cles - ci siano segreti particolari, c’è una volontà principale che è quella di vincere”.